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GRUMENTO NOVA

La città romana alla confluenza dei fiumi

La storia a portata di mano. Ricorrendo ad uno slogan si potrebbe sintetizzare così la realtà di Grumento Nova. Questo centro della Vai d’Agri, in bella posizione collinare a 771 metri d’altezza, domina la confluenza del torrente Sciaura con l’Agri. Qui si trovano i resti di Grumentum che, in epoca romana, era uno dei più importanti centri nella Lucania Interna.

I notevoli resti archeologici di Grumentum costituiscono oggi uno dei maggiori richiami turistici della Val d’Agri. La nascita di Grumentum è collocabile nel III secolo a.C. In quello stesso periodo vedono la luce Paestum e Venusia (l’odierna Venosa), la città che darà i natali ad Orazio. Il momento storico per Roma è cruciale: sta volgendo al termine la vittoriosa guerra contro i Sanniti e il controllo sul territorio viene rafforzato con la creazione dei nuovi insediamenti, nati per controllare le terre conquistate.

La scelta dei sito di Grumentum è dovuta probabilmente alla sua posizione strategica. La città era infatti toccata dalla via che collegava Potentia con la costa ionica all’altezza di Heraclea, ed era punto di partenza di una strada diretta al litorale tirrenico. Un’ubicazione che era anche militarmente rilevante, come testimoniato dalle due battaglie fra Romani e Cartaginesi, nel 215 e nel 207 a. C., per il controllo della zona.

Ma se le guerre puniche non comportarono eccessivi danni per Grumentum, molto più devastanti si rivelarono le conseguenze delle guerre sociali, nel I secolo a.C.

Il calo demografico e la crisi economica attanagliò il centro della Val d’Agri fino al risorgere in quell’età augustea, che a Grumentum vede la realizzazione di importanti edifici pubblici.

Si può quasi parlare di una seconda nascita per la città che sarà fiorente e prospera fino all’età tardo-imperiale. A questo periodo appartengono la pavimentazione stradale più accurata, le decorazioni architettoniche di pregio e la presenza di impianti per l’acqua corrente realizzati in piombo. Tutti elementi che sono stati riportati alla luce durante le diverse campagne di scavi.



Un nuovo paese per sfuggire ai Saraceni



Alla fine del III secolo d.C. Grumentum è ancora in auge: lo testimonia il fatto che per ordine di Diocleziano si sistemano le strade verso il Tirreno e lo Ionio, e che, negli anni successivi, si procede all’abbellimento delle terme. Nel 370 la città viene elevata a sede episcopale. È l’ultimo momento di splendore prima della rapida decadenza. La popolazione cominciò ad abbandonare il fondovalle e su questa decisione influirono le incursioni dei Saraceni che calarono sulla città, saccheggiandola, nell’872 e nel 975 (secondo un’altra datazione nel 1031). Nel 954, la sede vescovile era stata trasportata a Marsiconuovo. Gran parte degli abitanti, trovarono asilo nei paesi del circondario e molti si trasferirono sul colle di Saponara. Era la nascita di Saponara di Grumento, il nome che Grumento Nova manterrà fino al 1932. In epoca medievale Saponara, dopo il dominio dei Bisignano, fu feudo dei Sanseverino e ad essi rimase legata per secoli. Il coinvolgimento di questa famiglia nelle guerre che insanguinarono il Regno di Napoli, costò a Saponara il saccheggio da parte delle truppe dello svevo Manfredi e di Ladislao di Durazzo. Nel novembre 1516 il paese fu teatro di un fosco episodio. I tre fratelli, Ascanio, Iacopo e Sigismondo Sanseverino vennero avvelenati dallo zio Ascanio per impossessarsi dell’eredità. Ma la storia di Saponara e dei Sanseverino non è segnata solo da momenti drammatici, il conte Carlo Maria Sanseverino, interessante figura di poeta e mecenate, diede vita, agli inizi del ‘700, ad un cenacolo letterario nel quale ebbero avvio i primi studi sulle rovine di Grumentum. L’importanza dei reperti romani attirò importanti archeologi e studiosi dell’antichità, fra cui il premio Nobel Theodor Mommsen, grande studioso delle lapidi latine. Con il 1932 Saponara assunse l’attuale denominazione: con il cambiamento del toponimo, si volle rimarcare la condizione del paese quale figlio primogenito di Grumentum.



Teatri e mosaici per l’antica capitale



È quasi superfluo osservare che un “tour” attraverso il territorio di Grumento Nova deve avere inizio dalle rovine di Grumentum. La zona degli scavi dista circa 5 chilometri dal centro dell’odierno comune, ed è raggiungibile con una strada che lascia la S.S. 103 e oltrepassa il fiume Sciaura.

La città si presentava con una forma fortemente allungata, che assecondava l’orientamento della collina, ed era percorsa da tre strade principali che, muovendo da nord-est verso sud-ovest, attraversavano l’abitato. All’esterno della cinta muraria antica (di cui si conservano soltanto brevi tratti), nelle vicinanze del nuovo “antiquarium”, si possono osservare i resti dell’acquedotto, che da una sorgente nei pressi di Moliterno, portava l’acqua alla città e sul lato opposto della strada, una tomba monumentale “a tamburo”. Dopo una breve salita, ci si trova all’interno del perimetro urbano e si incontrano sulla sinistra i resti del teatro. È questo l’edificio meglio conservato di Grumentum. Le gradinate destinate ad accogliere gli spettatori erano alte in origine circa 9 metri. Il fondale era caratterizzato da tre porte che lo mettevano in comunicazione con l’area retrostante. Costruito in età augustea, il teatro di Grumentum venne utilizzato probabilmente fino al V secolo d.C. Lunghe campagne di scavo hanno riportato alla luce, a nord di esso, un’abitazione a pianta rettangolare, eretta attorno alla fine del I secolo a.C. La “domus con mosaici”, così chiamata per le lussuose decorazioni pavimentali, era probabilmente l’abitazione di una famiglia agiata o la sede di un collegio di liberti. Degli edifici che sorgevano attorno al foro, il vero cuore della città, rimangono i resti del “capitolium”, il tempio dedicato a Giove, Giunone e Minerva sul lato nord, di un altro edificio su podio su quello sud, e di un grande complesso (forse termale) sul lato ovest. Verso il margine settentrionale si trovava l’anfiteatro di cui ancora si possono vedere il corridoio coperto che circoscriveva l’arena, di forma ellittica e parte dei muri che sostenevano le gradinate. La data di nascita dell’anfiteatro viene a risalire al I secolo a.C., ed è quindi una delle più antiche costruzioni di questo genere in Italia. Le necropoli antiche circondavano la città; da esse vengono numerosi cippi con iscrizioni e pezzi di scultura, custoditi nell’antiquarium.

Oltre alle vestigia romane va ricordato anche il patrimonio artistico di Grumento Nova: le rovine di un grande castello testimoniano la predilezione costante che i Sanseverino ebbero per il paese, mentre la parrocchiale, dedicata a Sant’Antonino, presenta una bella facciata di foggia neoclassica.

Grumento ospita sul suo territorio un centro di aviazione leggera. Da circa vent’anni, infatti un attivo aeroclub opera su una aviosuperficie della Comunità Montana Alto Agri, che a seguito di diversi interventi di infrastrutturazioni sta prendendo sempre più l’aspetto di un piccolo aeroporto interregionale.



Si festeggia la Madonna di Monserrato



La festa principale di Grumento è dedicata alla Madonna di Monserrato: la tradizione voleva che la statua della Madonna fosse portata sul monte il martedì successivo alla Domenica in Albis (la domenica dopo Pasqua), e fatta ritornare in paese l’ultima domenica del mese di agosto. Attualmente si preferisce salire sul monte il sabato, trascorrere qui la notte, e scendere in paese la mattina seguente, con una solenne processione che vede la partecipazione di tutta la popolazione.

Alla Domenica in Albis si tiene la festa della Madonna Grumentina. Presso il santuario che sorge fuori Grumento, tra il torrente Grumentino e l’Agri ha luogo una fiera da sempre richiamo anche per gli abitanti degli altri centri della Vai d’Agri. Il culto della Madonna di Grumentino ebbe inizio nel 1739, quando le si attribuì la fine di una funesta epidemia.

Autore: da: Comunità Montana Alta Val d'Agri

 

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